“Il Design oggi non è più una sovrapposizione di varie discipline, ma è una sorta di ciclo metabolico che integra tutte le discipline, che alimentandosi e contaminandosi a vicenda generano un nuovo modo di progettare, volta al
miglioramento della condizione umana e provocare progresso”.
Paola Antonelli, Dir. MoMa – NY
Design e sostenibilità
Design e sostenibilità sono 2 competenze davvero molto ampie ma che possono essere messe in relazione. Innanzitutto dovremmo ritornare a fare chiarezza gerarchica tra ciò che conta e comprendere che uomo e natura non sono separati e che tutto è connesso.
“Per sedersi basta un piano d’appoggio. La sedia è un surplus dell’immaginario che racchiude un’estetica, un’ideologia, un messaggio simbolico. Forme e materiali sono i significanti, il significato è l’uomo adesso.” (Matteo Meschiari, La grande estinzione, Armillaria, 2019.)
Dobbiamo formare una nuova coscienza rivalutando la scala dei bisogni, con nuovi obiettivi, valori sociali e individuali, nell’ottica della sopravvivenza.
Il prodotto, la pubblicità ci portano a desiderare e a identificarci in un brand o in un prodotto.
L’ipercommercializzazione, la crisi del 2008, hanno segnato il crollo di un approccio critico, di una provocazione di collegamento tra l’economico e il culturale, aspetti necessari e fondamentali per ridisegnare i contorni di futuri possibili e compatibili con la vita. Legittimare la creatività come uno degli strumenti a disposizione per dare nuove possibilità agli esseri umani.
E questa possibilità noi la applichiamo al design e il focus non può che non essere l’ambiente che ci ospita.
“Riappropriarsi dell’immaginario significa prendere in mano le sorti del cambiamento, non delegarlo a una élite che ovviamente pensa prima di tutto
a salvare sé stessa.” (Matteo Meschiari, La grande estinzione, Armillaria, 2019.)